Se abbiamo finito l’anno con la parola Dono, perché non cominciarne uno nuovo con una suggestione che vuole concretizzare la parola guida di chi opera nel terzo settore?
La nostra parola guida è Dono.
Il Dono è una scelta, è un’azione che fa parte delle nostre radici antropologiche, possiamo davvero dire che il dono sia genetico per l’essere umano.
È un fatto universale e apolitico, trasversale e inclusivo, ontologicamente relazionale; sovversivo, perché spesso sta nelle zone liminali, e dunque eccedente, ma anche trascendente, ossia simbolico, perché va in profondità, trasfigurando ciò che si dona. Il dono è perciò valoriale e generativo. La sua generatività ne dimostra l’impatto concreto.
Davvero il dono coniuga l'interesse individuale con quello collettivo e per questo è il naturale fondamento della libertà e della democrazia. D’altronde quando il dono è protagonista della società tutti vincono: chi ne beneficia, chi dona e l'organizzazione che ne fa da tramite.
Perché questo accada però il dono va messo a sistema non solo all’interno di un singolo settore, ma anche in modo trasversale come servizio pubblico. Il dono infatti non è un mezzo per raggiungere un obiettivo (come lo è la donazione), bensì è parte della missione dell'organizzazione. Il dono è perciò esso stesso lo scopo.
Insomma dobbiamo decidere, se con il dono vogliamo solamente sfamare oppure nutrire. Questa è la vera sostenibilità del dono per una società realmente democratica.
Ecco la proposta: ufficio raccolta fondi, ufficio fundraising oppure… Ufficio del Dono
Il Dono è un fatto così semplice eppure così ricco di complessità che, per studiarlo e per lavorarci, serve una prospettiva multidisciplinare. Chi fa fundraising lo sa molto bene.
Quante sono infatti le competenze che deve avere un/una fundraiser? Quante sono le ramificazioni del fundraising, gli ambiti che tocca? È solo raccolta o molto di più?
Ecco perché mi sono entusiasmata quando ho intervistato Orsola Bernardo, fundraiser presso il Centro Papa Giovanni XXIII ad Ancona che mi ha detto che da lei l’ufficio fundraising si chiama Ufficio del Dono.
«Il primo scopo di quello che facciamo non è anzitutto il sostegno, ma la buona causa che necessita anche della diffusione della cultura del dono. La scelta di chiamare questo dipartimento “ufficio del dono” è dovuta al fatto che crediamo che anche le parole contribuiscano in modo concreto all’impatto sociale».
ll Dono è la scintilla dell’economia civile
Un’altra motivazione che mi fa entusiasmare all’idea di chiamare Ufficio del Dono gli attuali uffici di raccolta fondi, fundraising, marketing e comunicazione è che il Dono è un fattore fondante del modello economico realmente umano che abbiamo a disposizione, ossia quello dell’economia civile.
Non sono un'esperta di economia, ma quello che dicono Stefano Zamagni e Luigino Bruni mi convince parecchio, perché cambia il paradigma della logica di mercato a cui siamo impotentemente sottomessi. Il modello dell’economia civile perciò mi pare credibile e credibilmente umano.
Sì lo so, molti di voi non saranno d’accordo, ma il bello delle parole è che si possono usare sia per appoggiare una proposta sia per contrapporsi ad essa, quindi aspetto le vostre parole in merito. A presto!