Futuro
Come ti vedi fra 10 anni? E oltre? I Futuri Possibili scandagliati a Non Profit Women Camp
Pensiamo un attimo a cosa mediamente rispondiamo quando ci chiedono:
Come sei cambiato negli ultimi 10 anni?
Moltissimo!
E invece a cosa rispondiamo alla domanda:
Come ti vedi fra 10 anni?
Come adesso!
Sono tante le parole che potremmo approfondire dopo Non Profit Women Camp 2025 che si è svolto il 14 e il 15 marzo a Torino e di cui Ma che Razza di Umani è stato media partner.
Dico subito che per Donna (o forse sarebbe meglio Donne) ci vorrebbe un manuale, quindi - a parte consigliare la lettura e la diffusione come-non-ci-fosse-un-domani di Invisibili di Caroline Emma Criado-Perez - propongo la parola Futuro. Anche Potere mi ha tentata, ma per questa parola ci sarà una prossima puntata. Scelgo allora Futuro perché un po’ è già qui e un po’ ci permette di non restare impotenti e quindi di operare per scongiurare quello che emerge essere il pericolo numero uno: la deumanizzazione.
Futuro
è il participio dell’antico verbo latino fuo poi sostituito da sum che significa “essere”, quindi futuro significa “che sarà, che è per essere, che è destinato ad essere”.
Ma c’è di più. Alcuni studiosi individuano alla base di Futuro la radice indoeuropea bheu- o bhu- che significa "divenire", "crescere", "essere". Questa radice ha dato origine a molte parole legate all'esistenza e al cambiamento, come il greco physis (φύσις, "natura") e l'inglese be ("essere"). Tuttavia il suo collegamento diretto con futūrus non è universalmente accettato.
Questa parola meravigliosa è stata scelta per il titolo di Non Profit Women Camp 2025: Futuri Possibili che come ogni anno dà voce alle donne del non profit e che come ogni anno parte dai dati:
il 75% dei fundraiser in Italia è donna, ma solo 3 su 10 hanno accesso a ruoli manageriali. In generale in Italia il 52,2% delle donne lavora, di queste il 64,4% part-time, nonostante siano le donne a laurearsi di più e con voti più alti. D’altronde il nostro Paese attualmente occupa l’87mo posto nel Global Gender Gap Index, mentre in Europa siano al 37mo posto su 40 Paesi, sempre in tema di gender gap. Infine le donne dedicano, in media, oltre 18 ore la settimana al volontariato e sono sempre di più le donne che si occupano di filantropia.
Anche quest’anno la condivisione del camp è stata travolgente. Un tempo e un luogo dedicati hanno permesso di tornare a casa con idee, motivazioni e domande in più. Si parte sempre dalle domande, soprattutto se in ballo c’è il futuro che è anche un luogo antropologico, dove la domanda è la padrona di casa indiscussa.
A tal proposito una delle suggestioni l’ha regalata Cristina Pozzi, co-founder e CEO di Edulia: «Troppo spesso ci lasciamo trasportare dal tempo, senza cercare di capire come sarà la realtà che stiamo andando a visitare. Siamo ciechi di fronte alle meraviglie e ai potenziali pericoli che si profilano all’orizzonte per un semplice motivo: non sappiamo dove guardare». Quello che Cristina ha definito “viaggio transepocale” verso il 2050 sì è futurismo, ma non in senso distopico.
Esiste, infatti, fin dagli anni Cinquanta, la disciplina dei Future Studies, nata negli USA che si applica per trovare strumenti che sappiano governare l'incertezza: la complessità del presente, messa in prospettiva per sondare futuri appunto possibili. Non sia tratta di fare previsioni né di ‘cosa’ pensare del futuro, bensì di ‘come’ pensare ai futuri possibili, esplorando differenti possibilità. Il punto di partenza è la consapevolezza che il futuro non è una proiezione del presente e che il possibile è una categoria che va oltre il probabile.
Una sfida che è anche un’occasione per cambiare il proprio mindset e quello della governance delle onp… non è fantascienza (anche se in molti casi potrebbe sembrarlo!)
D’altronde la complessità contemporanea ci impone di approfondire lo sguardo delle realtà, entrarci sempre più dentro, andare sempre più a fondo. Con il cambiamento climatico e l’AI che partecipano, volenti o nolenti, alla nostra quotidianità, la traiettoria della conoscenza e del cambiamento ci impongono di sondare più possibilità in ottica partecipativa e multidisciplinare, senza pregiudizi e aspettative granitiche, con la consapevolezza dei nostri bias. Tutto complicato e anche tutto possibile, se fatto insieme.
«Partecipare al Non Profit Women Camp 2025 è stato un momento di confronto prezioso, un’occasione per fermarsi a riflettere e guardare con maggiore consapevolezza alle sfide e alle opportunità del nostro lavoro. Se dovessi scegliere tre parole per raccontarlo, sarebbero futuro, comunità e ispirazione.
Futuro, perché il tema dei futuri possibili ha stimolato una riflessione concreta su come orientare il presente verso scenari più sostenibili e inclusivi.
Comunità, perché attraverso il confronto, le conversazioni e gli incontri è emerso il valore di costruire relazioni e di condividere esperienze, idee e prospettive.
Ispirazione, perché ascoltare percorsi diversi e visioni coraggiose ha dato nuovi spunti per ripensare il nostro modo di agire nel terzo settore.
Un evento che non è stato solo un’occasione di confronto, ma anche un’opportunità per guardare avanti con uno sguardo più consapevole».
Giulia Barbieri,
co-fondatrice Non Profit Factory, partner di Non Profit Women Camp.